giovedì 30 gennaio 2014

Lunedì 3 febbraio, Milano. Incontro sull'ITALICUM


La Sezione UNUCI di Milano,  ha  organizzato un incontro sul tema  di grande attualità, come le proposte di riforma delle leggi elettorali, per un esame critico da un punto di vista scientifico.
Interverranno i politologi
Giorgio Galli e Daniele Vittorio Comero autori del libro “Ricostruire la democrazia. La tela di Penelope delle riforme elettorali”, Solfanelli Editore.
lunedì 3 febbraio, alle ore 19:00,  presso la Sala Verde del Circolo di Presidio  
via del Carmine 8, Milano
Le modalità di partecipazione alla serata, aperta a tutti, sono elencate nel sottostante Invito:

La riforma della legge elettorale appena riformata dalla Consulta​: l'Italicum​ 2.0

Italicum, in arrivo la versione 2.0
Il "patto" che diventa un "pacco" o un Patto che contiene un "pacco". Sembra un gioco di parole, e forse lo è, quello che riferiscono i giornali sulla serrata trattativa per la nuova legge elettorale, definita ampollosamente Italicum. Fosse vera questa interpretazione, resta da capire a chi è destinato il "pacco". I due protagonisti della scena politica, Renzi e Berlusconi, intanto macinano accordi su accordi, in trattative estenuanti con tutti gli altri partiti.
Nel pomeriggio di mercoledì si ha notizia che il PD e Forza Italia hanno raggiunto una nuova intesa per modificare il disegno di legge elettorale sulla questione delle soglie di sbarramento e del premio di maggioranza. Le agenzie di stampa riferiscono di fonti del PD, confermate dallo stesso segretario del Matteo Renzi. "Bene così. Adesso sotto con il Senato, le Province, il titolo V. E soprattutto con il Jobs Act. Dai che questa è la volta buona", ha scritto Renzi su Twitter.
I termini del nuovo accordo, che integra quello del 18 al Nazzareno, coinvolgerebbero due punti:
- alzare la soglia per accedere al premio di maggioranza dal 35% al 37% (al partito o alla coalizione che al primo turno raggiungesse il 37% dei voti sarebbe attribuito un premio di maggioranza in seggi pari al 15%),
​- la possibilità di Multicandidature (di candidarsi in più di un collegio e/o circoscrizione),​ 
- ridurre di poco lo sbarramento per l'assegnazione di seggi ai partiti coalizzati, dal 5% al 4,5%.
Quest'ultima sia per la Camera che per il Senato, con la conferma della soglia di sbarramento all'8% per i partiti non coalizzati.
Si mormora di una norma cosiddetta "salva-Lega Nord", tipo almeno il 9% in tre regioni, per garantire l’accesso in Parlamento con dei seggi propri ai partiti con radicamento territoriale, anche se al momento non sono disponibili dettagli precisi in merito.
L'innalzamento della soglia al 37% viene incontro alle esigenze dei partiti minori, dato che rappresenta un incentivo per i grandi a coalizzarsi con loro per ottenere la maggioranza parlamentare senza aspettare il ballottaggio.
Resta da capire come l'accordo sarà inserito nel testo del disegno di legge attualmente in gestazione alla 1° commissione Affari costituzionali della Camera. Il debutto in aula è previsto per giovedì pomeriggio, 30 gennaio.
La consegna del “pacco” a quel punto sarà cosa quasi fatta, tutti potranno mettere mano all’Italicum e vedere cosa c’è dentro. Le sorprese sicuramente saranno tante. Altre ancora potranno saltare fuori dagli emendamenti che verranno votati in Aula. C’è solo da aspettare una settimana.
Considerazione finale: il Cavaliere si gode il ritorno in sella sul suo cavallo preferito e il sindaco di Firenze si sente il Sindaco d’Italia, però il problema è che intanto le fabbriche chiudono.
Il nuovo testo non è ancora disponibile, mentre il testo dell'Italicum 1.0 è nella sezione dedicata del Blog:

mercoledì 22 gennaio 2014

Dal Porcellum al Renzusconi. La spartizione del sistema politico con un patto

Sul patto Renzi-Berlusconi siglato sabato 18 gennaio nella sede del PD a Roma
Senza addentrarsi in tecnicismi elettorali indigesti ai più, da come è stato presentato, il “Renzusconi” dovrebbe servire a normalizzare il sistema politico, un po’ come hanno fatto a suo tempo Hitler e Stalin con la Polonia. Una spartizione dei territori politici, prima di dare l’avvio alla campagna (guerra) che porterà alla nascita della 3° Repubblica, con una pesante modifica della Costituzione.
L'articolo è sul giornale on line L'Indipendenza.Com al link:
http://www.lindipendenza.com/dal-porcellum-al-renzusconi-la-spartizione-del-sistema-politico/

Berlusconi - Renzi, gennaio 2014


Molotov-Ribbentropp nell'agosto del 1939, 
pochi giorni prima dell'inizio della 2° Guerra mondiale

domenica 12 gennaio 2014

La vicenda del voto alla Regione Piemonte- Una battaglia legale che deve essere da ammonimento per il futuro

Ricostruzione tratta dal libro:
Stella e Corona, Sogni, utopie e brogli elettorali nella democrazia elettorale italiana 1946 - 2011.
di Giorgio Galli e D. V. Comero (uscito nel novembre 2011)


Piemonte. Un'altra battaglia legale post-voto
Una nuova conta e le liste di Cota
Nella primavera del 2010, subito dopo lo scrutinio dei risultati elettorali sono emerse due grosse dispute conseguenti ai tentativi, della sinistra, di rivincita per via giudiziaria dell’elezioni regionali in Piemonte e Lombardia. Ci sono state altre code giudiziarie anche in Puglia e Lazio, per problemi sul meccanismo di assegnazione dei seggi.
Nel caso delle elezioni regionali del Piemonte è accaduto che i perdenti, non si sono rassegnati di aver perso per pochissimo. Dopo il voto sono partite le contestazioni degli sconfitti (UDC, il candidato presidente perdente Mercedes Bresso) che hanno trascinato i vincitori nelle aule dei tribunali amministrativi e penali di Torino e Roma.
Il leghista Roberto Cota nel marzo 2010 ha vinto di un soffio, con una coalizione Lega-Pdl più altre liste minori. Mercedes Bresso perde con una coalizione Rifondazione-Pd-UDC più altre liste. Alla Bresso mancano 9.157 voti. Uno scarto dello 0,4%, imputabile sostanzialmente ad un imprevisto successo della Lista 5 Stelle di Grillo, che elegge due consiglieri, nonché alla caduta di consenso in Val Susa, l’area interessata alla costruzione della ferrovia TAV.
Ai primi di maggio 2010, l’UDC e la lista dei Verdi — insieme alla Bresso — presentano ricorso al TAR contro la proclamazione ufficiale degli eletti e contro le liste “Consumatori”, “Al centro con Scanderebech” e “Pensionati” di Michele Giovine. A fine giugno il neopresidente Cota, sentendo puzza di bruciato, spara subito alcuni colpi preventivi, con una manifestazione di piazza.



Una sentenza di oltre 100 pagine per la nuova conta
A metà luglio il TAR del Piemonte accoglie il ricorso contro Cota. Le motivazioni sono depositate il 28 luglio, proprio il giorno prima dell’inizio della battaglia interna al PDL con la fuoriuscita di Fini del PDL, a Roma. Il TAR del Piemonte annulla i provvedimenti di ammissione alle elezioni di due liste — Al centro con Scanderebech e Consumatori — e ordina una “conta” delle schede delle liste rigettate in base ad un criterio totalmente nuovo.
I voti delle due liste andranno classificati in tre categorie:
— quelli alla singola lista,
— quelli con la doppia croce (lista e candidato presidente Cota)
— infine quelli disgiunti, con croce su altro candidato presidente.
Il testo della sentenza è sicuramente sproporzionato, appare più un saggio di un eccellente professore di scienza della politica, scritto benissimo, senza una sbavatura, che una rigorosa applicazione delle norme elettorali vigenti.

“Allo scopo di acclarare…”
Quest’operazione di nuova conta, che non è un riconteggio, come ha ben scritto Massimo Introvigne, è giustificata dal TAR con oltre cento pagine di motivazioni.
I magistrati del TAR scrivono: «Ciò stante, restano da acclarare quali ulteriori, eventuali, concreti effetti demolitori possano discendere dal parziale decisum fin qui assunto, avuto riguardo, in particolare, alla proclamazione degli eletti alla carica presidenziale, nonché alla ripartizione dei seggi in seno al Consiglio Regionale.»
I giudici amministrativi dopo aver annullato le liste e quindi i voti relativi, con motivazioni brillanti, ma assolutamente non adatte al caso, si fermano ad “acclarare”. Cioè non sanno che cosa fare e prudentemente non dicono a che cosa può servire tutta la nuova conta, per cui: «Riserva, all’esito dell’anzidetta attività acquisitiva, eventuale ulteriore attività istruttoria in merito alla ridefinizione delle Cifre elettorali delle liste ed al conseguente riparto dei seggi in seno al Consiglio Regionale.»
Gli estensori della sentenza si rendono conto che “gli effetti demolitori” non possono essere quelli di annullare direttamente i voti anche al presidente Cota, con conseguente messa fuori gioco del leghista, per cui danno l’impressione di prendere tempo nel disporre un passaggio intermedio. Una fase interlocutoria per scorporare il voto disgiunto, con la cosiddetta attività istruttoria citata in sentenza. Il sistema ufficiale di rilevazione dei dati elettorali non tiene in alcun modo traccia dei voti disgiunti, per cui impone alle commissioni provinciali di procedere a recuperare tutte le schede assegnate alle due liste nelle 4.835 sezioni elettorali della regione, per la riclassificazione dei voti validi. In questo modo è stato innescato uno sforzo organizzativo senza precedenti in carico alla Regione Piemonte e ai Ministeri della Giustizia e degli Interni, con un costo stimato di oltre 400.000 euro. Da agosto a ottobre sono state mobilitate centinaia di persone: magistrati, cancellieri, militari e personale delle prefetture per maneggiare e ricontare le schede contenute in quasi cinquemila sacchi.
Dalle risultanze pubblicate dai giornali (dove le operazioni si sono concluse) si apprende che circa l’85% dei voti delle due liste sia del primo tipo, cioè con una sola croce, senza una seconda croce per Cota.
Il calcolo proposto dalla Bresso è il seguente: i circa 9mila voti di differenza corrispondono al 60% dei circa 15mila annullati, per cui se la percentuale di riparto fosse confermata intorno all’85% anche a Torino, a Cota potrebbe essere annullato il vantaggio, con il sorpasso di Bresso su Cota per via giudiziaria. Nell’altra ipotesi alternativa, tutti a casa e indizione di nuove elezioni. Sono due prospettive nefaste per Cota, che per liberarsi da questa pericolosa alternativa, si è appellato al Consiglio di Stato. A metà ottobre il clima politico è incandescente e il tribunale di Torino si avvia a concludere in ritardo le operazioni di conta per l’ultima provincia che rimane da fare. A Roma il 19 ottobre si riunisce il Consiglio di Stato con una tensione tra le parti altissima. Ironia della sorte, tocca proprio a Roma avere in mano il destino della Lega a Torino. Il Consiglio accoglie il ricorso di Cota e decide di sospendere integralmente la sentenza del TAR. A Torino il lavoro di centinaia di persone impegnate nella conta va in fumo in un istante. Bresso incassa la sconfitta, Cota si rilassa e parla di ristabilimento della volontà popolare. Le ingenti spese legali sono compensate tra le parti. Il risultato va bene alla Lega, al PDL e anche al PD, che accarezza altre ipotesi, non più incentrate sulla Bresso.
Tutto finito? Non proprio, perché le sentenze del Consiglio di Stato sono state due. Nella seconda ordinanza i magistrati di palazzo Spada rimandano il giudizio di merito su un’altra sentenza del TAR al 25 gennaio 2011. Il problema stavolta è la lista Pensionati che ha appoggiato Cota ed ha avuto 28mila voti. Su questo caso si è aperto in contemporanea un giudizio in sede penale.



Il caso Giovine della lista Pensionati
A giugno 2011, il Tribunale conclude il processo di primo grado, con una condanna penale del consigliere regionale Michele Giovine, colpevole di autenticazione di false firme nel corso della presentazione della lista Pensionati. Quale sia l’effetto politico è difficile dirlo. L’intreccio tra procedimenti amministrativi e penali è diventato così complicato che il tutto è passato alla Corte costituzionale. La Corte si è riunita il 4 ottobre 2011 ed ha deciso che il giudice amministrativo per deliberare sull’esito elettorale delle Regionali, in presenza di un’accusa di false autenticazioni di firme, che evidenzia gravi difetti nel procedimento elettorale preparatorio, non possa procedere autonomamente alla verifica tramite un perito, ma deve aspettare l’esito del procedimento civile.
La materia è spinosa, con un precedente che pone grossi problemi al centro-destra: il caso Molise nel 2000. Anche lì due liste dopo le elezioni sono state riconosciute irregolari per insufficienza di firme, il consiglio dissolto e indizione di nuove elezioni con ribaltamento del risultato elettorale.

Novembre 2013

Dopo tre gradi di giudizio penale la condanna di  Michele Giovine  per falsi elettorali è definitiva. La Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Torino per le vicende legate alla elezione di Giovine a consigliere regionale del Piemonte nella lista “Pensionati per Cota”, per le irregolarità nella presentazione dei candidati. Respinto l'anche l'ultimo ricorso presentato dalla difesa di Giovine, al quale, lo scorso 22 maggio 2013, erano stati inflitti due anni e otto mesi di carcere. La Corte d’Appello aveva disposto l’interdizione dai pubblici uffici per due anni e la Cassazione non è intervenuta sul punto. Il consigliere, per evitare il carcere, potrà chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Dopo il giudizio di secondo grado Giovine era stato sospeso dalla carica di consigliere e al suo posto era entrata a Palazzo Lascaris Sara Franchino, collega di partito e di vita. La sentenza della Cassazione riguarda anche il padre di Giovine, Carlo, al quale è stata inflitta una pena coperta dalla sospensione condizionale.

Gennaio 2014
Il TAR riprende il giudizio sospeso, accoglie l'esito del procedimento penale come fosse un civile, nel quale è stata provata la falsità delle attestazioni per la presentazioni delle liste.
Il 10 gennaio, dopo 4 anni, decide di annullare le elezioni del 2010, mandando tutti a casa. Occorrerà aspettare le motivazioni per capire meglio il ragionamento fatto dei giudici.
Intanto il presidente Cota ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato.
La corsa ad ostacoli verso il voto a maggio, con le Europee è iniziata.

Soluzione del problema per Cota

La soluzione tecnica per Cota e per i piemontesi di evitare un'altra inutile campagna elettorale e concludere regolarmente la legislatura nel 2015 potrebbe essere relativamente semplice, più difficile da capire il quadro di pressioni politiche sugli organi giudicanti. 
Ancora una volta sarà Roma a decidere.

venerdì 3 gennaio 2014

Renzi colto sul Fatto, compie la prima opera "buona" dell'anno: far sorridere il "Caimano"..

Anno nuovo, vita nuova per il fresco segretario PD, che parte in quarta proprio sulla legge elettorale con un intervista a tutta pagina su Il Fatto di ieri, dove si apprende delle sue nuove proposte e del metodo che intende proporre. 

Renzi sta per inviare, o ha già inviato, non si è capito, ai leader degli altri partiti una lettera con questo messaggio esplicito:
"Volendo in qualche ora si chiude tutto. Confronti bilaterali dalla prossima settimana".
Sul tema lavoro è un po’ più vago: “Il 16 gennaio discuteremo del job act nella direzione del partito”.
Il sindaco di Firenze sulla legge elettorale ha le idee chiare:Nella lettera che vi allego in anteprima, fedele al rapporto particolare che ci lega ormai da 380 e-news, propongo tre possibili soluzioni alle altre forze politiche sulla legge elettorale. Togliamo gli alibi agli altri: sono tre soluzioni molto diverse l’una dall’altra ma tutte e tre con la fondamentale caratteristica di rispettare il mandato delle primarie dell’8 dicembre che costituisce il riferimento fondamentale mio e del PD”. 
Già è difficile digerire la faccenda delle mancate proposte sul lavoro, che sono ancora in alto mare dopo aver occupato paginate intere sui giornaloni di regime, che ne descrivevano le possibili meraviglie. Resta da capire che cosa centri la riforma elettorale del Parlamento con le  primarie per la segreteria del PD, è un mistero che è meglio non indagare.
Grillo gli risponde di restituire quel miliardo di rimborsi elettorali che il PD si è preso in questi anni, mentre è più morbido il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, del M5Stelle, sulla sua pagina face-book, fa sapere che voterà “per il ritorno alla Legge Elettorale Mattarellum, quella del 1993, l’ultima costituzionalmente valida e senza `mutazioni genetiche´ su misura per i partiti». «Se Renzi ha paura di perdere le prossime elezioni con il Mattarellum, lo ammetta. Perché a quanto vedo sta facendo di tutto per cucirsi il vestito su misura”.
Sorride il Caimano per l’insperata chiamata in causa, per cui coglie con “positività il metodo proposto dal segretario del Pd Matteo Renzi” sostenendo l’ipotesi di un election day “per garantire un’alta partecipazione”.  
A breve alla Camera prenderà il via il lavoro della 1° Commissione Affari costituzionali sulla legge elettorale, con l’incognita delle motivazioni della Corte Costituzionale che ha abrogato alcuni dei pezzi più controversi del Porcellum: le liste bloccate e il premio di maggioranza.  
Da sinistra a destra parlano di bipolarismo, ma sono tutti insieme al Governo da tre anni, con danni incredibili all’economia e alle famiglie italiane. In un sistema politico composto da tre o quattro poli in declino, parlare di sistemi elettorali bipolari è una presa in giro, se non fosse per un retro-pensiero che spiega tanta insistenza: parlare di competizione bipolare è l’unico modo per chiudere i Palazzi del potere, con una blindatura tecnica che consentirà solo a loro di entrare, indifferenti alle richieste degli elettori di apertura e modifica dell’iniquo sistema di governo di questo nostro sfortunato Paese. Eppure le cose in se sono molto semplici. Non c’è ragione di ingigantire una situazione con mille formule: basta e avanza quel che rimane del Porcellum, ora che è stato depurato dai principali vizi di nascita. 
C’è solo da curare alcuni dettagli legislativi. 
Roba da specialisti come me, non occorre scomodare le alte sfere della politica.
Articolo pubblicato dal giornale on line L'Indipendenza.com

Contr'ordine "compagni", non più un "renzellum" ma un “tris” di scartine…

Anno nuovo, idee vecchie, come quelle del sindaco di Firenze sulla legge elettorale. Senza aspettare l'Epifania ha scritto subito ai sostenitori: 
Nella lettera che vi allego in anteprima, fedele al rapporto particolare che ci lega ormai da 380 e-news, propongo tre possibili soluzioni alle altre forze politiche sulla legge elettorale. Togliamo gli alibi agli altri: sono tre soluzioni molto diverse l’una dall’altra ma tutte e tre con la fondamentale caratteristica di rispettare il mandato delle primarie dell’8 dicembre che costituisce il riferimento fondamentale mio e del PD”.
I tre modelli di riforma elettorale proposti da Renzi sono: 
  1. qualcosa tipo legge elettorale spagnola, divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% (92 seggi), ciascuna circoscrizione elegge un minimo di quattro e un massimo di cinque deputati, soglia di sbarramento al 5%;
  2. il vecchio Mattarellum, con delle varianti pesanti: 475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi;
  3. doppio turno di coalizione utilizzato per i sindaci: chi vince prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti (che superano il 5%), da definire se con liste corte bloccate, o con preferenze, o con collegi.